Blog satirico di antropologia politica


20 Ottobre 2021

Più veloce della luce

Avete in mano il trattato cosmologico più breve che possa immaginare e perciò è pieno di semplificazioni. Mi scuso con i lettori più curiosi e sarò felice per ogni contributo di approfondimento. Leggo oramai da anni tutti i libri di fisica elementare che riesco a trovare. Gli autori sono bravi a raccontare come si è sviluppato il nostro universo dal big bang fino alla comparsa della vita. Nessuno risponde però in modo soddisfacente alla domanda fondamentale: perché? Sarà che loro non lo sanno?

Ecco la mia non autorevole versione sull’origine dell’universo: a livello elementare non esistono spazio e tempo, ma solamente il vuoto quantistico che vibra incessantemente tra essere e non essere, seguendo il principio di indeterminazione. Accade che nella caotica schiuma quantistica, si formano fluttuazioni che generano flussi di energia. In quel momento nascono spazio e tempo come espressione della memoria del campo. Pare che il vuoto possa vibrare in molti modi e in molte dimensioni. Il tutto avviene, ovviamente, in modo casuale, ma questo non basta per creare un universo stabile. Il nostro richiede una grande quantità di regole che sono già codificate nella scintilla del big bang, una formula matematica, simile al DNA degli esseri viventi. Fuori dal nostro universo, in altri tempi e spazi nascono infiniti altri universi, tutti con regole diverse. La stragrande maggioranza di questi universi non durerà a lungo nel tempo e non svilupperà niente di formale.
La scintilla iniziale del big bang ha creato l’illusione di spazio e tempo che in realtà non esistono così come noi li immaginiamo. Neppure la materia esiste a livello elementare. Dobbiamo comprendere le dimensioni ai quali avvengono i fenomeni quantistici. Il più piccolo granello di spazio-tempo è miliardi di volte più piccolo del nucleo di un atomo, che pure è già incomprensibilmente piccolo. Una legge quantistica definisce che spazio e tempo non scorrono fluidi e divisibili all’infinito, ma sono composti di granelli ultimi, di dimensioni definite e indivisibili. A questo livello, le distanze ed i tempi di percorrenza delle vibrazioni energetiche all’interno di un nucleo atomico sono enormi se paragonate alle nostre dimensioni. Un brevissimo lampo quantistico ha tutto il tempo per evolversi e per apparire come una struttura ordinata ad un livello di percezione superiore.
Ogni luogo dell’universo ha un presente diverso. Spazio e tempo non sono altro che l’osservazione da grande distanza di un insieme di fenomeni quantistici generate dal vuoto. Via via che ci si allontana dalla dimensione ultima, il caos iniziale si trasforma in ordine. Succede così che la vibrazione primordiale, a vari livelli di ingrandimento produce forme e strutture diverse, dapprima sono elementari e seguono le leggi quantistiche, poi sono fisiche, poi chimiche e infine biologiche. Fuori dall’infinitamente piccolo singolo presente non esiste nulla. Il passato è solo il racconto del tempo e il futuro deve ancora avvenire. Visto che spazio e tempo sono la stessa cosa, questa riflessione vale certamente anche per lo spazio e per le cose che lo popolano. Anche esse non esistono realmente, ma sono solo il racconto del tempo, la sequenza di quello che è avvenuto a un certo punto.
Sapendo di cosa è fatto il mondo, si intuisce come possano esistere tanti universi paralleli. Non si incontreranno mai perché ognuno ha il suo proprio spazio-tempo. Lo scorrere del tempo nel nostro universo viene scandito dalla frequenza della velocità della luce, ma un altro universo potrebbe avere valori fisici completamente diversi dal nostro. La teoria del multiverso è anche necessaria per spiegare il big bang senza la necessità di un divino creatore. L’universo non poteva fare a meno di nascere perché nella schiuma quantistica del vuoto primordiale avvengono infinite scintille, bastava quella giusta.
Dobbiamo dimenticare parole come infinito e eterno perché ogni cosa che nasce deve morire e così succederà anche al nostro universo, semplicemente perché crescendo sempre di più nel tempo, la memoria della scintilla iniziale del big bang diventerà alla fine così flebile che si disperderà nello spazio come una luce nel buio. Non mi è facile immaginare questa realtà illusoria perché la nostra esperienza quotidiana suggerisce un mondo solido che dura nel tempo. Ogni volta che cerco di raggiungere con il pensiero l’ultima realtà delle cose, cado in uno stato di smarrimento e credo che succeda così a tutti coloro che affrontano un pensiero analogo. Sarà per questo che gli scienziati si fermano sempre pochi attimi prima del big bang. Sarà anche perché come dicono loro: “tutto quello che è avvenuto prima del big bang è pura immaginazione”.
Provate ad immaginare allora questo granello di “presente”, posizionato sulla superficie della membrana cosmica che si espande da miliardi di anni. Noi percepiamo un mondo tridimensionale, ma immaginate di vivere in un mondo bidimensionale su questa bolla che sembra un foglio piano, tanto è grande il diametro dell’universo. La membrana non ha uno spessore e ogni punto sulla sua superficie ha un proprio presente. Esiste un’enorme quantità di “presenti”, ognuno con una propria storia su passato e futuro. Il nostro mondo quotidiano è solamente il racconto delle loro interazioni. è questo che noi chiamiamo tempo.
Mi piace pensare che gli universi si evolvano così come gli esseri viventi. Un universo potrebbe essere in grado di replicarsi attraverso i buchi neri o semplicemente attraverso il proprio eco nel vuoto. Quelli che nascono più ordinati e duraturi potrebbero essere vincenti, così come succede nell’evoluzione biologica. Noi vivremo perciò in un universo scelto dall’evoluzione.
Come potrebbe essere altrimenti.

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